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Italia-Serbia, se la cronaca va oltre il calcio di rigorec’è il vuoto

E’ un post difficile da categorizzare. Non si parla di sport, perché
un manipolo di ultras che tengono in scacco l’Italia e Genova non hanno niente a che fare con il calcio. Non si parla di politica, perché, davvero, voglio ancora credere che la politica sia altro da questo. Quello che e’ andato in scena venerdì scorso allo stadio Marassi, dove doveva giocarsi una partita di qualificazione ai prossimi Europei, e’ un misto di ismi: estremismi, nazionalismi, isterismi. Il rimpallo di responsabilità tra autorità italiane e serbe aggiunge squallore allo squallore. Grottesca la testimonianza di un padre, che ha portato il figlio allo stadio: il bambino e’ stato perquisito, gli ultras serbi sono entrati indisturbati sugli spalti armati di fumogeni, taglierini, spranghe di ferro. Mentre la telecronaca della diretta offerta da Raiuno ha messo in evidenza tutti i limiti del giornalismo di settore e del commentatori improvvisati: nessuno e’ stato in grado di contestualizzare la coloritura politica delle ” intemperanze dei tifosi serbi”.

Bar Sport Reloaded – Il Mondiale che non si vede

Provo a rivitalizzare una sezione del blog rimasta al palo negli ultimi due anni, ovvero BarSport. Per tanti motivi, che non sto qui a spiegare.

Comincio con un post che riguarda un altro tipo di palla, quella che si schiaccia, si alza e si riceve.

Forse non tutti sanno che in questi giorni il nostro paese ospita il Mondiale di Volley. Colpa di una copertura mediatica davvero non all’altezza, forse di una formula eccessivamente prolissa, forse della spalmatura su più città (dieci per la precisione), con inevitabile diluizione dell’evento.

Fatto sta che  ho come l’impressione che gli sportivi italiani si stiano perdendo qualcosa. Come sta andando la nazionale?  Bene, ha già conquistato l’accesso alla terza fase, che si giocherà a Roma. Bisogna però dire che finora gli azzurri non hanno incontrato avversari davvero all’altezza.  

Per tutti quelli che vogliono saperne di più, consiglio una visita a volleyball.it, che segue la manifestazione passo passo, ed è stata per me una bussola preziosa nelle tre serate passate al forum di Assago a commentare le partite degli azzurri per l’Ansa.

                                     

BILANCIO DI UN ANNO DI JUVE

 

Sono un po’ arrugginita, ma non mi costa nulla fare un bilancio del 2008 in senso calcistico. Mi limito alla mia parte, quella juventina. Il 2008 è stato l’anno di Del Piero miglior cannoniere.  “Peccato che in azzurro non si esprima allo stesso modo che in bianconero” dicono i maligni. Peccato che a noi bianconeri poco c’importa.

Sottolineo che tra quelli della sua generazione, Alessandro è l’unico nel suo ruolo ad esprimersi a così alti livelli e con questa continuità. Totti, che all’azzurro ha rinunciato, dà ancora sprazzi di classe alla Roma, tra un acciacco e l’altro. Vieri vivacchia all’Atalanta. Inzaghi al Milan, anche se non bisogna mai darlo per morto.

Del Piero invece ha preso per mano la sua Juve in campionato e in Champions League quando ce n’è stato bisogno. Una Juve che in questa prima parte di campionato ha fatto a meno di Buffon, Trezeguet, ed ha avuto Camoranesi a mezzo servizio, ma che ha saputo reggere la corsa dell’Inter con De Ceglie, Marchisio, Marchionni, Manninger e il tanto vituperato Molinaro.  Non ha deluso il debutto di Amauri che non ha fatto rimpiangere l’assenza di Trezegol.

Unico neo: Giovinco, la formica atomica che non riesce a trovare spazio per esplodere. Speriamo sia lui l’uomo nuovo dell’anno prossimo, Del Piero permettendo. Certo, manca ancora qualcosa: un po’ più di qualità a centrocampo e un terzino alla Maicon, per intederci, non sarebbe male. Piccole cose, in fondo, che non possono cambiare gli auspici di  un 2009 a strisce. Rigorosamente bianconere.

ANCHE LE FORMICHE NEL LORO PICCOLO…

Corrieredellosport.it

Foto: Corrieredellosport.it

 

Gli juventini che ieri hanno visto la partita contro la Samp, finita con un mortificante 0-0, lo avranno gridato. “Ma perchè non mette dentro Giovinco?”. Bella domanda. Con Nedved che andava a 2 all’ora e Camoranesi che arrancava, il brio della formica atomica avrebbe sicuramente giovato al gioco bianconero.

Eppure Sebastian è rimasto in panchina, nonostante sia in un momento di forma strepitosa. Questo piccoletto che non arriva al metro e sessanta di altezza potrebbe diventare un “guaio” per Ranieri, che fino a a questo momento, è riuscito a gestire senza troppi traumi le risorse a sua disposizione.

Non sono per il largo ai giovani a tutti i costi. Però, Ranieri, che conosce il calcio inglese, sa che lì non si fanno troppi problemi a buttare dentro le nuove leve. Qualche nome? Owen, Crouch, Rooney, lo stesso Cristiano Ronaldo: Ferguson gli consegnò la maglia numero 7 che era stata di Beckham, Cantona e Best quando lui aveva 18 anni e poca esperienza. Si prese qualche rischio, ma oggi Ronaldo è il giocatore che tutti conosciamo ed ha ancora margini di crescita.

Sta a Ranieri saper dare le giuste responsabilità a Giovinco, sfruttandolo nei momenti in cui potrebbe risultare decisivo. Il rischio è farlo diventare un gingillo per partite ininfluenti. e questo i tifosi juventini potrebbero difficilmente perdonarglielo.

BUON CAMPIONATO A TUTTI

Gol

 

 

Una volta qualcuno chiese se il calcio per me era una questione di vita o di morte, e io gli risposi: no. E’ una cosa terribilmente più seria.

Bill Shankly, calciatore, allenatore di calcio e dirigente sportivo britannico, nazionale scozzese, già allenatore del Liverpool dal 1959 al 1974 e iniziatore del ciclo più vittorioso della storia della squadra inglese.

LE TRE MOSCHETTIERE

Giovanna, Margherita e Valentina. Rigorosamente in ordine alfabetico, perché per ora sappiamo  che sono tutte e tre in semifinale, in corsa per un titolo olimpico. Tre  donne, tre storie, tre caratteri diversi. In comune hanno le medaglie e il fioretto.

La Vezzali e la Trillini si conoscono come due sorelle. Quattro anni fa ad Atene si sono affrontate in finale e l’ha spuntata la neomamma Valentina. Sempre lei , l’anno scorso ai mondiali di San Pietroburgo si è  presa la rivincita su Margherita, che a Torino nel 2006 le aveva fatto il dispetto, prendendosi il titolo iridato in casa.

Valentina e Giovanna sono la storia che non vuole finire. Margherita quella che sta per cominciare. Quale che sia la composizione del podio,  vogliamo proprio dirglielo. Grazie, ragazze.

MELONI A FETTE

 

 

Giorgia Meloni, ministro delle Politiche Giovanili, ha chiesto alla delegazione olimpica italiana un gesto forte: disertare la cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino per protestare contro la repressione attuata dal governo cinese nei confronti del popolo tibetano. Le hanno risposto con un coro di no: i politici, di maggioranza e opposizione, e gli atleti, che considerano quella sfilata più importante di una medaglia.  L’hanno fatta a fette, ma la Meloni non ha tutti i torti. Forse ha sbagliato i tempi, forse ha sbagliato i modi, forse si aspettava una reazione diversa da parte degli atleti, che invece si sono sentiti strumentalizzati. Ok. Ma la domanda è questa: il ministro Meloni ha ragione oppure no?

GRANDE ITALIA, LITTLE TONI

 

Luca Toni

 

La palla è rotonda, la capa gira, e l’Italia, che ha esordito agli Europei contro gli Orange perdendo 3-0 e pareggiando a stento  contro i rumeni,  fa fuori la Francia, mentre Olanda e Romania non si sono mangiati il biscotto, come tutti si aspettavano.

 Abbiamo vinto con un rigore e un autogol, ma va bene così. Ora ci aspetta la Spagna di  David Villa, che in questo momento la tocca e la butta dentro, mentre il nostro Toni ieri si è mangiato quattro gol. Speriamo ne faccia altrettanti la prossima partita. In compenso, dopo la vittoria contro i Bleus, tantissimi sono convinti che l’Italia vincerà la Coppa. A me basterebbe arrivare in semifinale, trovare la banda Van Basten e bastonarli a dovere. Ma sono gusti…

CONTO ARANCIO

Italia  - Olanda 0-3

Dopo giorni di assenza giustificata, riappaio sulla Rete per commentare quello che non avrei mai voluto: le tre pappine rimediate dall’Italia all’esordio degli Europei per mano di un’ Olanda che giocava con 32 denti avvelenati. Non ce lI ricordiamo solo noi l’Europeo del 2000, il cucchiaio di Totti, le parate di Toldo. Devono essere rimasti ben impressi anche nella  mente degli Orange, visto che ieri sembravano indiavolati, mentre alcuni dei nostri vagavano smarriti per il campo. In 90 minuti abbiamo preso il triplo dei gol incassatI al Mondiale 2006. Barzagli e Materazzi non sono Nesta e Cannavaro, e la scarsa forma di Gattuso ha fatto il resto: al centro gli olandesi hanno fatto quello che hanno voluto. Non sempre si può vincere, qualche volta si perde ma mai si vorrebbe farlo così. Buffon ha chiesto scusa agli italiani , Donadoni no, ma sono dettagli: rimangono tre schiaffoni e il morale sotto i tacchi. Poi ci si è messa anche la sfiga: qualche tiro in porta l’abbiamo fatto, forse parleremmo d’altro, se la palla fosse entrata. Se.

 

DEJA VU

 

Ronaldo piangente

Meno uno. Alla fine del campionato. Meno uno. La distanza della Roma dall’Inter. Mancano 90 minuti, e l’Inter vede praticamente azzerato il vantaggio costruitosi in questi mesi nei confronti della Roma di Spalletti. Doveva essere il campionato della consacrazione, quello in cui doveva emergere il dominio sul campo dei nerazzurri. E’ stato così solo per una parte della stagione. Ora rischia tutto rischia di trasformarsi in un incubo quello già vissuto, e che agiterà le notti dei nerazzurri per tutta la prossima settimana: 5 maggio 2002, in testa alla classifica dall’inizio del campionato, titolo perso all’ultima giornata. Con una differenza: i nerazzurri la prossima settimana affronteranno non la Lazio del 2002, apparentemente senza motivazioni, ma il Parma, che si deve salvare e che è allenato da un certo Hector Cuper. Auguri.